INTRODUZIONE ![](contenuti/idroelettrica/su.gif)
Gli impianti idroelettrici trasformano l'energia potenziale dell'acqua in caduta da una certa altezza in energia meccanica per mezzo di turbine (motori primi) azionanti generatori elettrici. Sin dalle origini quella idroelettrica è stata, ed è ancora, la seconda maggiore fonte energetica rinnovabile dopo le biomasse. Oltre il 20% della produzione mondiale di energia elettrica, pari a circa 236 Mtep, proviene da centrali idroelettriche per una potenza installata di circa 750.000 MW.Si stima che l'energia idroelettrica prodotta sia solo una piccola parte (di poco superiore al 10%) dell'energia potenzialmente ottenibile. I maggiori potenziali risultano localizzati nei paesi in via di sviluppo mentre nell'europa occidentale il potenziale residuo è limitato a circa il 30%. La produzione totale di energia idroelettrica potrebbe essere potenzialmente incrementata fino a 5 volte quella attuale, in pratica l'energia idroelettrica potrebbe soddisfare l'attuale richiesta di energia elettrica.
Sono gli Stati Uniti a possedere il numero maggiore di centrali idroelettriche al mondo e a detenere il primato della potenza installata (di poco superiore ai 100 GW) ed, insieme al canada ed ai
paesi dell’ex unione sovietica, producono
oltre il 40% dell’energia idroelettrica mondialeLa più grande centrale
in assoluto è quella di itaipu sul paranà, tra
brasile e paraguay, con 7,4 GW installati ed una potenzialità finale di 12,6 GW.
Il ricorso a sistemi in grado
di generare energia in maniera “pulita” e sostenibile
sta avendo in questi ultimi anni un notevole incremento, grazie
anche alla spinta emotiva conseguente i problemi climatici e
di approvvigionamento delle risorse cui va incontro il nostro
pianeta, e che acquisterà un’importanza sempre
maggiore, in seguito alla ratifica da parte della Comunità Europea, insieme ad altri Paesi, del Protocollo di Kyoto ed
il conseguente impegno alla riduzione delle emissioni clima-alteranti.
Il ricorso all’energia potenziale dell’acqua disponibile
tra una quota superiore ed una inferiore, trova le sue applicazioni
già secoli indietro: con i mulini ad acqua si è
impiegata una “forza” messa a disposizione dalla
natura per compiere del lavoro.
Fin dalla fine dell’ottocento l’impiego della risorsa
idrica per produrre energia elettrica è stato il modo
più diffuso di generazione, pur senza attribuirle, per
mancanza di sensibilità agli effetti alteranti del clima
indotti dalle emissioni prodotte dalla combustione di carbone
e petrolio, il valore aggiunto del beneficio ambientale connesso
al ridotto impatto in termini di sostanze liberate in atmosfera.
La tecnologia in campo idroelettrico è attualmente giunta
a piena maturità (non si attendono in questo settore
mutamenti di tecnologia consistenti), e l’uso industriale
della risorsa idrica, almeno nei Paesi Europei, dopo quasi due
secoli di sfruttamento, ha quasi raggiunto il suo potenziale
tecnico.
Esistono comunque delle possibilità di impiego della
risorsa idroelettrica, su piccola scala, che interessano realtà
più piccole e con un uso dell’energia prodotta
diverso da quello tipicamente industriale. È il caso
dell’utilizzo dei salti d’acqua sugli acquedotti
(si spende energia per pompare l’acqua a un certo dislivello,
perché non recuperarne una parte in fase di caduta),
oppure di piccole turbine (da pochi kW a poche decine
di kW) posizionate su rigagnoli o torrenti di montagna, asservite
all’alimentazione di realtà locali, o ancora su
canali irrigui o di bonifica.
La produzione di energia
elettrica tramite lo sfruttamento della forza dell’acqua
è entrata nel nostro bagaglio culturale come un mezzo
normale, sicuro e consolidato di produrre energia (sia essa
meccanica o elettrica).
Si pensi infatti ai tanti mulini ad acqua visti nel nostro paesaggio,
utilizzati per macinare i cereali, per muovere segherie o telai,
per spremere l’olio; tutto questo ha un sapore quasi fiabesco
e comunque accettato perché facente parte delle consuetudini
dei nostri nonni.
Ad oggi l’utilizzo maggiore della forza idraulica consiste
nella produzione di energia elettrica, almeno nei Paesi industrializzati:
quasi un secolo e mezzo di applicazioni industriali in tal senso,
con realizzazioni di opere e centrali di un certo pregio anche
dal punto di vista architettonico, hanno contribuito a consolidare
nel nostro immaginario l’idea di sfruttamento di una risorsa
disponibile, in maniera pulita.
Eppure alcuni impianti, specialmente quelli di grosse dimensioni,
con invasi per milioni di metri cubi d’acqua, hanno sicuramente
avuto un qualche impatto negativo sull’ambiente.
Occorre verificare l’effettivo impatto sul territorio
da un lato e il beneficio in termini di riduzione di inquinanti
dall’altro, evitando di portare detrimento anche a quelle
fonti, come il microidraulico, che nel resto dell’Europa
vengono salutate e incentivate proprio dalle associazioni ambientaliste.
In questo ambito le Pubbliche Amministrazioni e i professionisti
assumono un ruolo importante nel processo di impiego di queste
opportunità: da un lato i dirigenti responsabili delle
impostazioni e delle linee guida in tema di energia, ambiente
e territorio hanno la possibilità di favorire la diffusione
nel territorio di piccoli impianti da FER, attraverso gli strumenti
della programmazione, della facilitazione degli iter autorizzativi,
dello stanziamento di fondi, dell’adesione a progetti
e iniziative programmatiche su base locale.
Dall’altro lato i professionisti hanno i compiti di individuare
quali potenzialità offra il territorio, studiare come
integrare questi sistemi nell’ambiente tipico locale,
definire progetti-pilota che concorrano alla determinazione
e diffusione di uno standard applicabile su base locale.
COME SFRUTTARE LA RISORSA ACQUA ![](contenuti/idroelettrica/su.gif)
La fisica di un impianto
idroelettrico
la produzione di energia dipende da due fattori principali,
la caduta o salto (head) e la portata d’acqua (flow rate).
Le turbine idrauliche utilizzano l’energia potenziale
posseduta da una massa d’acqua tra un dislivello, detto
salto, esistente tra le due sezioni di pelo libero superiore
(a monte) ed inferiore (a valle).
Si definisce salto lordo o geodetico la differenza di altezza
fra la superficie libera della sezione di
presa dell’acqua ed il livello
nella sezione del corso d’acqua dove il flusso
è restituito (ottenibile con una depressione naturale
o artificiale). il salto lordo dipende dall’orografia
del luogo e presenta ampi margini di variazione (da 1 a 1.500
m).
Il salto netto o motore di
una centrale idroelettrica è
la caduta effettivamente utilizzata alla turbina, ossia
il salto lordo meno le perdite che si verificano all’opera
di presa e quelle dovute al sistema di trasporto dell’acqua
(canali, tubazioni, condotte forzate, ecc.).
Si intende per portata il volume di
acqua che attraversa una determinata
sezione del corso d’acqua nell’unità di tempo
(si esprime abitualmente in m3/s). La portata
è estremamente variabile, dipende
dalla superficie del bacino imbrifero,
dalla permeabilità del suolo,
dalla vegetazione e soprattutto dai
fattori climatici che generano gli
apporti positivi (le precipitazioni) e negativi
(l’evaporazione, l’evapotraspirazione, ecc.).
La trasformazione da energia potenziale in energia meccanica
dell’acqua avviene per mezzo di turbine, messe in rotazione
dalla massa di acqua che transita al loro interno. A sua volta
la potenza meccanica all’asse della turbina può
essere impiegata direttamente per compiere lavoro (si pensi
ai mulini ad acqua) oppure per produrre energia elettrica collegando
l’asse della turbina, tramite opportuni riduttori, ad
un alternatore.
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Schema di un impianto idroelettrico
(presa, canale, vasca di carico, condotta forzata, centrale)
La composizione di un
impianto idroelettrico
Un impianto idroelettrico è costituito da componenti
civili ed idrauliche (opere di presa, di convogliamento e di
restituzione, centralina) e da opere elettromeccaniche
(turbina, alternatore, quadri elettrici, sistemi di comando).
L’acqua viene opportunamente derivata tramite le opere
di presa e convogliata, attraverso canali o condotte, alla vasca
di carico dove determina il pelo libero superiore necessario
al calcolo del salto utile alla centrale.
Da questo punto, per mezzo di condotte forzate, l’acqua
viene portata alle turbine e nel passaggio attraverso gli organi
mobili (giranti) ne determina la rotazione. L’albero della
girante in rotazione è collegato ad un generatore di
elettricità (alternatore); l’acqua in uscita dalla
turbina viene rilasciata, per mezzo delle opere di restituzione,
nel suo alveo originario ad un livello che determina il pelo
libero inferiore.
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Schema di dettaglio (camera
di carico, condotta, centrale, restituzione in alveo)
Più nel dettaglio un
impianto idroelettrico è costituito dalla seguenti componenti:
- opere di presa la cui configurazione
dipende dalla tipologia del corso d’acqua intercettato e dall’orografia della zona;
- opere di filtraggio finalizzate all’eliminazione
dall’acqua di grossi corpi sospe si e le cui
tipologie - compresa la possibilità o meno di automazione
dipendo no dalla portata derivata e dall’entità dei solidi trasportati dal flusso idrico;
- opere di convogliamento delle acque
costituite da canali o condotte forzate in funzione dell’orografia
e conseguentemente della tipologia di impianto, a basso
od alto salto;
- edificio di centrale contenente le
opere elettromeccaniche: gruppo turbinaalternatore, trasformatore,
contatori, quadri elettrici e sistemi di controllo;
- opere di restituzione delle acque nel
corso d’acqua principale.
La potenza ottenibile da un
impianto, a parità di portata e salto, dipende dal rendimento
globale di trasformazione di un impianto idroelettrico che è
il risultato del prodotto di almeno quattro rendimenti parziali:
- rendimento idraulico;
- rendimento volumetrico della turbina;
- rendimento meccanico del gruppo turbina-
generatore;
- rendimento elettrico del generatore;
- rendimento del trasformatore
Schema di funzionamento di una centrale idroelettrica
TURBINE IDRAULICHE: COME FUNZIONANO E COME SI CLASSIFICANO ![](contenuti/idroelettrica/su.gif)
La turbina idraulica è
una macchina motrice che consente di trasformare l’energia
potenziale dell’acqua in energia meccanica.
Essa si compone di:
- Organo fisso - distributore - con la
funzione meccanica di indirizzo e regolazione della
portata in arrivo alla girante e la funzione idraulica di
rasformazione dell’energia potenziale dell’acqua
in energia cinetica.
- Organo mobile - girante - messo in
movimento dall’acqua in uscita dal distributore con
la funzione di comunicare energia meccanica all’albero
su cui è montata.
In rapporto alle caratteristiche
dinamiche le turbine possono essere classificate in:
Turbine ad azione
L'energia dell’acqua
in uscita dal distributore è tutta cinetica
(la trasformazione da potenziale a cinetica avviene nel passaggio
attraverso un ugelloche provoca un restringimento rispetto al
diametro della condotta forzata).
Lungo tutto il percorso attraverso la girante il fluido
si trova a pressione atmosferica. Le uniche turbine
ad azione adottate nella pratica costruttiva sono le PELTON.
Turbine a reazione
L’energia dell’acqua
in uscita dal distributore è parzialmente
cinetica e parzialmente di pressione (la trasformazione da potenziale
a cinetica che avviene nel distributore non è completa:
l’acqua ne esce con una velocità minore rispetto
alle turbine ad azione, ma dotata di una pressione non nulla).
Le turbine a reazione lavorano completamente immerse in acqua
e sono dotate nella loro parte terminale di un diffusore. Esistono
numerose tipologie riconducibili a FRANCIS e AD
ELICA (tra cui turbine KAPLAN).
In base a salto e portata disponibili
si installano turbine differenti:
- PELTON: per notevole salto e modesta portata;
- FRANCIS: per valori medi di salto e portata;
- KAPLAN: per basso salto e consistente portata.
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/tecnologia_clip_image002.gif)
Turbina Pelton a 4 getti da
100 kW
IMPIANTO
IDROELETTRICO ![](contenuti/idroelettrica/su.gif)
Esistono diverse
tipologie d' impianti idroelettrici,
le più diffuse sono riportate
di seguito ma occorre ricordare che ogni impianto finisce per
configurarsi sempre con delle peculiarità specifiche
data la quantità delle variabili in gioco nella progettazione.
La classificazione di un impianto
idroelettrico può essere fatta
in funzione della potenza nominale:
- pico centrali
- micro centrali
- mini centrali
- piccole centrali
- Grandi – impianti
|
P< 5 kW
P< 100 kW
P< 1.000 kW
P< 10.000 kW
P > 10 MW |
Osservazione:
La classificazione degli impianti di mini-idraulica altro
non è che una convenzione utile a rispecchiare differenti
modalità realizzative e di funzionamento.
In particolare Mini-idraulica è il termine con cui la
UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale)
indica le centrali idroelettriche di potenza inferiore a 10
MW. All’interno della mini-idraulica vale la seguente
classificazione:
- pico centrali
- micro centrali
- mini centrali
- piccole centrali
|
P< 5 kW
P< 100 kW
P< 1.000 kW
P< 10.000 kW |
Nella realtà italiana
sarebbe più rispondente al reale considerare come limite
superiore delle mini-centrali la potenza di 3.000
kW (3 MW) così da essere in linea con la taglia
presa a riferimento dall’Autorità per l’Energia
Elettrica e il Gas nelle delibere di determinazione dei prezzi
di cessione dell’energia.
Oppure in funzione dell’
approvvigionamento d’acqua: Definita la durata di invaso
come “il tempo necessario per fornire al serbatoio un
volume d’acqua pari alla sua capacità utile con
la portata media annua del o dei corsi d’acqua che in
esso si riversano, escludendo gli eventuali apporti da pompaggio”,
si distinguono:
- impianti ad acqua fluente; sono quelli
che non hanno serbatoio o hanno serbatoio con durata di
invaso uguale o minore di due ore.
- a bacino; sono quelli
che hanno un serbatoio classificato
come “bacino
di modulazione” (durata di invaso minore di 400 ore
e maggiore di 2 ore).
- a serbatoio o accumulo;
sono quelli che hanno un serbatoio
classificato come “serbatoio di regolazione” stagionale (durata di invaso maggiore o uguale a 400 ore).
Un'altra distinzione in base
agli schemi costruttivi tipici prevede:
- Impianti con serbatoio e opere di derivazione
in pressione.
- Impianti direttamente connessi a dighe
di ritenuta.
- Impianti con derivazione a pelo libero,
vasca carico e condotta forzata.
- Impianti ad acqua fluente senza canale
derivatore.
- Impianti ad acqua fluente con canale
derivatore.
Considerazioni d’impatto
ambientale, di rischio idraulico e di tipo economico, come
specificheremo in seguito, ci portano
in questo caso alla scelta di
una tipologia
d’impianto ad acqua fluente con derivazione a pelo libero,
vasca carico e condotta forzata.
Gli impianti ad acqua fluente sono quelli che non hanno serbatoio
o hanno serbatoio con durata d’invaso
uguale o minore di due ore.
Solitamente la potenza efficiente è commisurata
ai valori della portata di morbida normale (3÷6
mesi all’ anno).
La producibilità varia da una
settimana all’ altra, da un
mese all’altro, in
relazione ai deflussi disponibili. Il
diagramma della disponibilità di
potenza non
coincide mai con il diagramma
di carico del consumo. L’energia
producibile può
essere ben sfruttata soltanto nel funzionamento in parallelo
con altri impianti dotati di
regolazione. Negli anni 60’ quando
il fabbisogno energetico italiano era
quasi interamente affidato alla produzione
idroelettrica agli impianti ad acqua
fluente si affidava un servizio di base con produzione
continua secondo il salto e la portata istantaneamente disponibili:
l’utilizzazione della potenza efficiente era molto elevato,
dell’ordine di 5000÷6000 ore all’ anno.
L’ utilizzazione viene realizzata, ad esempio quando l’
impianto sottende un meandro del fiume, lungo la derivazione in pressione. Allora sul tronco
fluviale viene costruito lo
sbarramento, mentre la centrale viene
disposta al termine della derivazione
in
pressione. Il salto motore è dato dal dislivello fra
il livello dell’acqua a monte, che è
sensibilmente costante, ed il livello a valle che cresce al
crescere della portata del
fiume. In corrispondenza delle massime piene la riduzione del
salto e quindi della
potenza è tale da indurre all’arresto delle turbine
e all’apertura completa delle paratoie
anche per ridurre il rigurgito a monte. Nella figura successiva è
riportato il diagramma delle durate delle portate di un corso d’acqua durante l’anno.
Ad ogni valore dell’afflusso
viene fatto corrispondere il livello a monte (costante) e il
livello a valle (restituzione alta
con alta portata, bassa con bassa portata, secondo la curva
delle altezze del corso
naturale a valle).
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/tecnologia_clip_image002_0016.jpg)
Diagramma delle
durate delle portate di un corso d’acqua durante l’anno
La differenza delle due curve
di livello corrisponde alla curva delle durate dei salti lordi
disponibili, poiché il salto diminuisce con l’aumentare
della portata.
La potenza disponibile, proporzionale
al prodotto del salto lordo per
la portata,
aumenta al crescere della portata,
anche se il salto diminuisce;
ciò è vero però
solamente sino al momento in cui
l’afflusso supera la capacità
di ricezione
dell’impianto. Da questo punto
la diminuzione di salto non è
più controbilanciata
dall’aumento dell’afflusso: la
potenza comincia a decrescere anche
se la portata
continua a salire. In alcuni casi
la potenza durante le piene può
ridursi a valori
bassissimi per mancanza del salto disponibile, così da
consigliare la fermata della
centrale. Il maggior impianto ad acqua
fluente italiano è quello di Isola Serafini (Piacenza).
Esso è situato sul fiume Po, tra Piacenza e Cremona,
ed è stato realizzato negli anni’60 con uno sbarramento a
traversa mobile che sottende
una grande ansa (circa 12
km di sviluppo) che il fiume forma in corrispondenza della confluenza
dell’Adda in Po.
Il salto è variabile da 3,5 a 11 metri e la portata massima
utilizzata è pari a 1000 mc/s.
Sono installati 4 gruppi generatori per una potenza complessiva
di 80 MW.
Le turbine Kaplan hanno giranti del diametro di 7,6 metri
e gli alternatori, a poli salienti, hanno potenza apparente
unitaria di 23 MVA e velocità di rotazione di 53,6 giri/min
(112 poli).
Impianto ad acqua fluente
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/tecnologia_clip_image002_0000.gif) |
Schema funzionale di un impianto ad acqua fluente |
Gli impianti ad acqua fluente
sono privi di capacità di regolazione (se non all’interno
della centrale) e pertanto la portata utilizzata, e quindi la
potenza istantanea, è pari alla quantità di acqua
disponibile fino al limite consentito dall’opera di presa.
Portate elevate e basse cadute
(fino a 20 m) sono tipiche di questi impianti. queste
oluzioni comprendono di solito un
sistema di sbarramento che intercetta il corso
d’acqua ed una centrale di produzione elettrica situata
sulla traversa stessa o nelle immediate vicinanze. Nel diagramma
a blocchi riportato
accanto viene rappresentato lo schema funzionale di un impianto ad acqua fluente in generale si distinguono due elementi
costitutivi principali:
- Opera di sbarramento (traversa) per intercettare
il corso d’acqua nella sezione
prescelta per la presa.
- Centrale di produzione incorporata nella
traversa o ad essa affiancata.
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/tecnologia_clip_image002_0017.jpg) |
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/tecnologia_clip_image004.jpg) |
Traversa per intercettare il corso d'acqua |
Centrale di produzione incorporata nella traversa |
Nei casi in cui la centrale è posta a distanza dalla traversa di sbarramento e dal
corso d’acqua lo schema presenta un’opera di presa
delle acque a lato dello sbarramento, alla quale seguono delle
apparecchiature per decantare il trasporto solido (ghiaia e
sabbia) delle acque, un sistema di adduzione in pressione, in
galleria o in condotta, la centrale di produzione
ed un canale di restituzione delle
acque. Tale schema è rappresentato
nel diagrammi a blocchi riportato prima.
Dettagli impianto idroelettrico
ad acqua fluente:
-
Opere di presa:
il flusso del corso d’acqua, o di una parte di esso,
viene deviato verso le opere di convogliamento.
-
Opere di convogliamento:
tramite canali a pelo libero, gallerie o tubazioni pressoché
orizzontali, l’acqua viene convogliata fino al punto idoneo
per realizzare il salto idraulico da sfruttare.
-
Vasca di carico: se il convogliamento è fatto con canale a pelo libero
(comprendono: sfioratori, scarichi di fondo, dissabbiatori,
griglie, paratoie di sbarramento). Opere
all’imbocco della condotta se il convogliamento
è fatto mediante tubazioni in pressione (comprendono:
pozzo piezometrico, valvola a farfalla, altre valvole).
-
Camera
di carico per piccoli salti: condotta in pressione per
salti e distanze maggiori.
-
Turbine idrauliche: l’energia idraulica
viene trasformata in energia meccanica disponibile al suo asse.
-
Macchina elettrogeneratrice: l’energia meccanica viene trasformata in energia elettrica disponibile ai propri morsetti d’uscita.
-
Apparecchiature elettriche:
per l’uscita dell’energia
elettrica (comprendono il trasformatore per
adattare, se necessario, la tensione del generatore a
quella di rete, e altri strumenti di misura, protezione, emergenza,
etc.)
-
Canale di scarico:
il cui compito è quello di allontanare l’acqua
che ha ceduto la sua energia alla turbina.
Impianti a bacino
Gli impianti a bacino
sono caratterizzati dall’avere un bacino di raccolta dell’acqua
(invaso) in modo da regimare l’energia
elettrica prodotta (deflusso regolato).
La funzione
dell’invaso è quella di
accumulare acqua che defluisce attraverso
una determinata sezione di un corso d’acqua in un certo
periodo di tempo durante il quale non viene utilizzata.
Questa
massa d’acqua viene
sfruttata nei periodi in cui aumenta
la richiesta
di energia elettrica.
|
Schema impianto a bacino |
In questo modo si conferisce
elasticità di servizio alla centrale perché si
riesce a regolare in qualsiasi momento la quantità di
acqua utilizzata in base alla richiesta di energia.
L’invaso si può
ottenere sbarrando la valle di un corso d’acqua con una
diga, che costituisce l’opera più importante di
tutto l’impianto.
Il costo di questi impianti è
molto più elevato rispetto a quelli ad acqua fluente.
In questi impianti i problemi
maggiori sono connessi al bilancio
idrico dell’invaso superiore.
Impianti di accumulo tramite pompaggio
![](contenuti/idroelettrica/tecnologia/38.png) |
Schema impianto di accumulo tramite pompaggio |
Questi impianti sono caratterizzati
da un bacino di raccolta dell’acqua da cui defluisce producendo
energia elettrica quando questa viene richiesta mentre
viene riportata in tale bacino
quando si ha minor richiesta di
energia elettrica.
Sono costituiti da due serbatoi
posti a quote diverse e collegati
da un sistema di opere e tubazioni
simili a quelle di un normale
impianto idroelettrico. La sola differenza sta
nella possibilità di
invertire il ciclo di funzionamento.
Nelle ore di maggior richiesta
di energia (ore di punta), l’acqua
del serbatoio superiore fluisce verso il basso e la centrale
produce energia elettrica. Nelle ore di
bassa richiesta di energia l’acqua
raccolta nel bacino inferiore viene pompata attraverso
le stesse condotte fino al serbatoio superiore, che
viene così riempito in modo
da poter essere nuovamente pronto a fornire
energia nelle ore di punta durante il
pompaggio l’alternatore funziona
da motore sincrono assorbendo energia
elettrica dalla rete e la turbina
funziona da pompa.
Questi impianti, per poter svolgere un ciclo intero di
potenza e ripristino del livello iniziale
del bacino superiore,
devono prelevare energia elettrica dalla
rete in quantità superiore
a quella prodotta dall’impianto
stesso.
L’energia elettrica
consumata con il pompaggio
ha un valore
commerciale
inferiore rispetto a quella prodotta dalla centrale nelle
ore di punta perché viene
sfruttata in periodi di minore
richiesta, pertanto
questa utilizzazione è economicamente antaggiosa.
CRITERI DI DIMENSIONAMENTO ![](contenuti/idroelettrica/su.gif)
Per il dimensionamento
di una centrale idroelettrica è estremamente importante determinare la curva
di durata delle portate (flow
duration curve, fdc).
Curva di durata delle portate
La curva mostra il periodo di
tempo durante il quale la portata è uguale
o superiore ad un certo valore
nella sezione considerata. elaborando i
dati di portata relativi a lunghi
periodi di osservazione (almeno 20-30
anni se possibile), si ricava
la curva media di durata delle
portate necessaria a valutare il potenziale energetico del corso
d’acqua in una data sezione (l’area sottesa dalla
curva rappresenta il volume di acqua che scorre attraverso la
sezione data) e definire il massimo valore della portata che
è conveniente indirizzare alla turbina.
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